IL CATASTO ONCIARIO DI S. ELIA FIUMERAPIDO
DEL 1754
di
Giovenni Petrucci
Carlo
di Borbone nel 1741, nel quadro delle riforme che introdusse nel suo
Regno, di cui faceva parte anche l’università
di S. Elia, diede l’avvio alla compilazione di un catasto, una
sorta di rassegna dei beni e dei possessori, allo scopo di fissare
per ciascuno il carico fiscale; venne chiamato onciario, proprio
perché la stima veniva fatta in base alla moneta chiamata oncia.
“Le istruzioni per la formazione dei Catasti Onciari furono
pubblicate il 28 settembre del 1742, con l’ordine che entro
quattro mesi tutti i Catasti fossero completati. Pochi Comuni, e tra
questi la città di S. Germano, riuscirono a compilarli entro quei
termini: la maggior parte terminò i lavori entro l’anno 1753.
Ogni capofamiglia era tenuto a dichiarare il nome e il cognome, la
propria età e quella della moglie e la sua provenienza (la Padria), le generalità dei figli e delle altre persone che con
lui convivevano, l’arte esercitata. Doveva inoltre dichiarare e
descrivere tutti i beni che possedeva, anche quelli a parsenalia,
cioè per conto di altri, e gli animali che allevava, anche quelli a
estaglio, cioè secondo un contratto stipulato con gli effettivi
proprietari. Chi ometteva di dichiarare i beni, non solo incorreva
in una pena, ma subiva anche la confisca degli stessi. Le
dichiarazioni venivano raccolte da una Commissione formata in genere
dal Cancelliere, da sei persone della Universitas,
due per ognuno dei tre ceti sociali (Civili,
Mediocri e Infimi), da
quattro estimatori, di cui due locali e due del paese più vicino, e
da Deputati eletti. Tutti costoro dovevano essere timorati di Dio,
non inquisiti, di ogni educazione maggiori e intesi degli affari
dell’Universitas, come
recitano le raccomandazioni per la compilazione degli Onciari”.
“Fatto lo spoglio, si passava a fare l’onciario vero e proprio
che era distinto in due fasi, la prima che va sotto il nome di collettiva
generale, dove compaiono tutte le persone da tassare, e la
seconda che è la determinazione della tassa”.
Il catasto onciario dell’Università
di S. Elia, rilevato nell’anno 1754, costituisce una precisa
documentazione dei beni della popolazione, con la descrizione di
ciascun nucleo familiare, delle estensioni dei terreni, delle
abitazioni possedute o prese in affitto e degli animali. Il testo,
copia manoscritta dell’originale, costituito da 600 pagine, oggi
si trova nell’Archivio di Stato di Napoli.
Esso
si apre:
“I.
M. I. (Iesu Maria Joseph)
Catasto della
terra di S. Elia della Provincia di Terra di Lavoro intrapresso
nell’anno 1742 in virtù di ordini, ed istruzioni della Regia Camera della Sommaria in sequela de Supremi ordini Reali della
Maestà del Re n[ostro] S[ignore]
(Dio guardi), terminato, e publicato oggi li ventisette di Magio
1754 coll’intervento de’ sott[oscritt]i Mag[gnifici] Sindici, e
delli sott[oscritt]i sei Deputati, eletti in publico parlamento, et
Apprezzatori; tutto a tenore di dette Regie istruzioni; In fede di
che abbiamo fatto fare il presente titolo fimato da noi, e munito
col sugello di questa Università.
Data in d[etta] Terra di S. Elia, addì 27 di Magio 1754.
Benedetto di Angelo Santo Sindico
+ Segno di croce di Nicola Lanno Sindico ill[ettera]to
+ Segno di croce di Pietro Lanno Sindico ill[etterat]o
Giovanni Iucci depu[ta]to
Giuseppe Angelo Santo dep[utat]o
Domichele Fionda dep[utat]o
Angelo D’Agostino dep[utat]o
Orazio Lanno dep[utat]o;
+ Segno di croce di Marcantonio Santillo dep[utat]o ill[ettera]to
+ Segno di croce di Giuseppe Bastianello App[rezzato]re ill[ettera]to
+ Segno di croce di Domenico Clemente App[rezzato]re ill[ettera]to
+ Segno di croce di Giovanni Soave Appr[ezzato]re ille[ttera]to
+ Segno di croce di Belardino Pacitto Appr[ezzato]re ill[ettera]to.
Notato
Benedetto Piorago Cancelliere”
Si
chiude con la formula:
“Spedito, e publicato il presente catasto servatis
servandis in questa Terra di S. Elia della Provincia di Terra di
lavoro oggi che sono li ventisette di Maggio dell’anno 1754.
Benedetto di Angelo Santo Sindico
+ Segno di croce di Nicola Lanno Sindico ill[ettera]to
+ Segno di croce di Pietro Lanno Sindico ill[ettera]to
Giovanni Iucci deputato
Giuseppe Angelo Santo dep[uta]to
Donmichele Fionda dep[uta]to
Angelo D’Agostino dep[uta]to
Orazio Lanno dep[uta]to
+ Segno di croce di Marcantonio Santillo dep[uta]to ill[ettera]to
+ Segno di croce di Giuseppe Bastianello App[rezzato]re ill[ettera]to
+ Segno di croce di Domenico Clemente App[rezzato]re ill[ettera]to
+ Segno di croce di Giovanni Soave App[rezzato]re ill[ettera]to
+ Segno di croce di Belardino Pacitto App[rezzato]re ill[ettera]to.
Notato
Benedetto Piorago Cancelliere”
Segue
infine la “Rubrica de’ Beni Demaniali di questa Università,
ricavati dal Libro dell’Apprezzo” con lo stesso elenco dei
sindaci, consiglieri e periti:
Benedetto di Angelo Santo Sindico
+ Segno di croce di Nicola Lanno Sindico ill[ettera]to
+ Segno di croce di Pietro Lanno Sindico ill[ettera]to
Giovanni Iucci deputato
Giuseppe Angelo Santo dep[uta]to
Domichele Fionda dep[uta]to
Angelo D’Agostino dep[uta]to
Orazio Lanno dep[uta]to
+ Segno di croce di Marcantonio Santillo dep[uta]to ill[ettera]to
+ Segno di croce di Giuseppe Bastianello App[rezzato]re ill[ettera]to
+ Segno di croce di Domenico Clemente App[rezzato]re ill[ettera]to
+ Segno di croce di Giovanni Soave App[rezzato]re ill[ettera]to
+ Segno di croce di Belardino Pacitto App[rezzato]re ill[ettera]to.
Notato Benedetto
Piorago Cancelliere”
Nella premessa
viene quindi descritta la Commissione eletta nel pubblico parlamento
costituita da tre sindaci, da sei deputati, cioè consiglieri, da
quattro stimatori, cioè periti, e da un cancelliere.
Abbiamo trascurato la valutazione, anche sommaria, della situazione
economico-sociale dell’Universitas
che si può desumere dall’appendice del Catasto. “La Collettiva
generale delle once, presente in questo come in quasi tutti gli
altri Catasti onciari, costituiva la base per la ripartizione di
tutti i tributi del comune”.
Da precisare che le persone erano censite in ordine alfabetico in
base ai nomi propri di persona dei capifamiglia e non ai cognomi, e
in base alle quattro parrocchie funzionanti in S. Elia: di San
Pietro, Santa Maria la Nova, San Cataldo e San Biasio, o senza
parrocchia, in quanto mancavano riferimenti alle strade.
Le persone sono numerate per fuochi, cioè relativamente alle
singole unità familiari, secondo le disposizioni introdotte nel
Medioevo; i fuochi contavano da 2 fino a 10 persone; a volte in
ciascuno di essi erano raggruppate più famiglie; ciò accadeva
quando due parenti, per lo più fratelli sposati, vivevano sotto uno
stesso tetto; nel fuoco di Michele Fionda fu Benedetto, per esempio,
riportato nel foglio 127, erano annotate 23 persone con 3 nuclei
familiari. In media oggi vengono calcolate per ogni fuoco 5 persone.
Qualche volta il fuoco si ripeteva identico con il cognome, nome e
paternità e poteva essere distinto solo dalla parrocchia di
appartenenza.
Abbiamo conteggiato nel quadro seguente anche i bambini in fasce,
che in genere nel catasto venivano trascurati.
È bene precisare che i dati della popolazione sono alquanto
inferiori di quelli dello Status
Animarum di Montecassino del 1693.
Mancano solo gli abitanti di Valleluce-Cese, Portella e Olivella;
rileviamo, però, che alcuni cognomi sembrano riconoscersi tra i Forastieri
Abitanti Laici, come di Cicco (8), di Ponio (9), Fortuna (3),
Fragnolo (3), Merucci, Rizza (2), Serra (4), Soave (9), Vittraino
(2), che indicano abitanti di queste frazioni; ed è da notare che
viene citata tante volte la Chiesa di S. Maria delle Grazie di
Olivella e nelle ultime pagine compare anche il nome di quest’ultima
frazione.
Circa un centinaio di abitanti, provenienti da Atina e dai territori
circostanti il Monastero di S. Benedetto di Clia in Belmonte
Castello, si stanziarono nella valle e molti bracciali
dimoravano in pagliare e caselle. Siamo in grado di indicare che esse furono costruite nella
zona che ancora oggi gli anziani del posto chiamano “le
capanne”, situata in Via S. Croce, di fronte alla Centrale
Cassino I.
Dall’esame del catasto si rileva che oltre un centinaio di uomini,
in verità ne erano registrati 128, lavoravano nelle fabbriche e i
restanti, in grandissimo numero, come bracciali,
cioè come braccianti agricoli, nella campagna o come manovali, in
attività varie.
I mestieri erano i seguenti: artista
di panni (1), avvocato (1), barbiere(1), campiere (2), cardalana
(3), carpentiere (2), chiavico (4), chirurgo (2), cucitore/sartore
(6), dottore in medicina (1), eremita (1), fabbricatore (3),
falegname (6), ferraro (1), giudice, giudice a contratto (2),
lavoratore di carta (6), lavoratore di panni (6), lavoratori di casa
(2), lavoratori di spezierie (1), macellaio (1), marmoraro (2),
massaro (6), molinaro (1), pannaro (2), proprietario/vive del suo
(8), scalpellino (2), speziale di medicina (1), studente (17),
sacerdote (1), scardalana (41), regio notaro (1), tessitore di panni
(36), veticale (4), zimatore di panni (8).
Attività
varie
182
Bracciali
520
Non produttivi
1.879
Totale 2.581 |
Lavoratori
in opifici.
Cardalana
3
lavoratori di panni
6
scardassatori
41
tessitori di panni e zimatori
36
artisti di panni
8
lavoratori di carta
6
Totale 100 |
Molte attività
sono ormai scomparse, o si sono ridotte di numero, come le seguenti:
- del cardalana, s. m., addetto alla cardatura, a strigare la lana
col cardo, per ridurla uniformemente soffice,
- del chiavico s. m., addetto allo spurgo delle fogne, dei canali
delle acque putride;
- del cucitore, il sarto, s. m., da una cinquantina di anni
scomparsa;
- dell’eremita, s. m., che viveva nei santuari isolati ed
attendeva alla pulizia del luogo sacro, alla preghiera e alla
contemplazione;
- del giudice a contratto s. m., giudice che aveva il compito di
approntare i contratti livellari, di tenere giudizio nelle cause di
primo grado, di salvaguardare gli interessi dell’Abbazia.
- dei lavoratori di spezierie, attività del droghiere e dello
speziale,
- del pannaro, s. m., addetto alla tessitura del panno;
- dello scardalana e scardassatore, s. m., cfr. cardalana. Le
attività dello scardalana erano duplici e consistevano: a) nel
lavoro di pulire la lana da tutte le impurità e lavarla, per poi
passarla alla filatura. L’attività dello scardalana era poco
impegnativa e remunerativa, perciò veniva riservata ai meno capaci;
b) nel lavoro di chi per mestiere ed abilità scarsdassa il tessuto
di lana già lavorata, raffina cioè e pettina il panno con gli
scardassi.
- del veticale, s. m., potrebbe essere una variante di vettigale agg. e s.; in questo caso indica un impiegato delle
imposte, daziere: da vectigal,
alis, n. (con o senza l’agg. publicum)
gabella. Per Coreno G. (S.
Apollinare, origini
e storia, da Cella Benedettina a Comune della Repubblica, S.
Apollinare, 1997), p. 111, i “viaticali erano trasportatori con
bestie da soma”.
- dello zimatore, cimatore, s. m. addetto alla cimatura, a levar la
cima e scemare i peli al panno di lana, togliendoli con le forbici.
Come si rileva anche dagli Statuti del 1559 alcuni dei lavori sopra
elencati erano assai redditizi, come quelli del mugnaio, del
macellaio, dell’avvocato, del giudice e del notaio. Queste varie
attività ci permettono di formulare un quadro piuttosto preciso dei
lavori che si svolgevano in paese e di comprendere che esso non era
soltanto agricolo.
Dall’analisi delle singole attività rileviamo ancora che gli
studenti erano 17 complessivamente e le donne non attendevano allo
studio.
Gli ecclesiastici erano 36, senza contare i forestieri pure essi
assai numerosi.
Vi erano poi 117 vergini in capillis. Emilio Pistilli spiega: “vergine
in capillis e le altre espressioni figlia
in capillis e donna in
capillis indicavano le adolescenti in età da marito e le donne
ancora nubili, le quali potevano andare a capo scoperto, mentre le
maritate dovevano portarlo in certo modo protetto”. Forse da
questo derivava la costumanza delle nostre contadine che ancora fino
al dopoguerra usavano portare gliu
maccaturœ, un grande fazzoletto colorato che copriva i capelli
ed era annodato dietro alla nuca.
Le famiglie a volte erano molto numerose; in alcuni casi erano
costituite da tredici persone.
Nel catasto risultavano improduttivi le mogli, le donne, i vecchi e
i ragazzi al di sotto di dodici anni.
Alcuni vecchi arrivavano agli 80 anni, ma l’età media era di 45 /
50 anni; i ragazzi di 11 anni già erano considerati operai; quelli
di 14, se orfani di padre, assumevano il compito di capifamiglia.
Alcuni cognomi sono quasi del tutto scomparsi dal nostro Comume,
come Barbiero, Barilone, Bottigliero, Broccoli, Cafaro, Chiusi,
Cipriano, Cocchiara, Curtopasso, d’Alessandro, della Grotta, di
Biasio, di Luca, di Nallo, di Nola, di Prisco, di Trillio,
Fiorentino, Gaglione, Giannini, Graniero, Landolfo, Luzio, Mallozzi,
Mangiante, Marcangeli/Marcangelo(4), Marcone, Margiotta, Martone,
Mastronardo, Mazzone/Mazzonna, Mentella, Mozzone,
Morrone, Notarantonio, Oliviero, Panarella, Panetta, Pignataro,
Piorago, Sacconio, Salvalaglio(3), Tomei, Troianelli, Valerio,
Vittiglio, Zinicola.
Altri, più diffusi, erano e sono ancora oggi in uso; da tener
presenti alcune varianti, che oltre tutto ne spiegano anche
l’origine: Angelosanto/di Angelosanto (23),
Arciero (20), Cacchione (8), Caccia, Capitanio, Capraio, Capraro,
Cerrone (6), Clemente, Cocorocchio, Cozzo (11), d’Arpino/Arpino
(10), della Marra (8), delli Colli, di Arpino/d’Arpino (15), di
Caspoli/Caspoli (4), di Iuccia/Iuccia (4), Di Mambro (14), di Miele,
di Violo/Violo(11), Ferraro, Figliolino, Fionda, Fionna (5),
Fragnoli/Fragnolo(5) Gargano, Lanno (23), Leo, Palombo/Palumbo,
Petruccio/Petruzzi, Picano/ Picanio (10), Pirollo, Polino (4),
Santillo, Serra, Todisco, Tummolillo (12),Vacca, Zoccola
E i nomi erano diffusi, oltre quelli trascritti anche nello Status Animarum del 1693, i seguenti: Agnello, Alesio, Alessandra,
Alesio, Allegranza, Anastasia, Annibale, Antimo, Antinora, Antinoro,
Apollonia, Aquila, Arcangelo, Baldassarro, Bartolomeo,
Benedettantonio, Basilio, Belardino, Benigna, Benigno, Bertario,
Biasio, Casimiro, Cataldo, Cherubina, Cleria, Cominigildo, Crispoldo
Custodia, Cunigonda, Diamante, Dionisio, Domenicano, Eleuterio
Gasparro, Gelardo, Giacinto, Girolama, Innocenza, Lorita, Luzio,
Medoro, Melchiorre, Muzio, Nobilia, Onorato, Pascale Pietrercole,
Pomponio, Prospero, Riccono, Rosalina, Rosolino, Sapienza,
Secondino, Sigismondo, Timoteo.
Erano, però, molto in uso Agostino, Alessandro, Andrea, Antonia,
Antonino, Antonio, Benedetto, Carlo, Carmine, Cosimo, Crescenzo,
Domenicantonio, Domenico, Donato, Dorotea, Elia, Felice, Erasmo,
Filippo, Francesco, Gaetano, Gennaro, Germano, Gioacchino, Giacomo,
Giuseppe, Ignazio, Isidoro, Leonardo, Lorenzo, Loreto, Luca, Luise,
Mattia, Marco, Nascenzo, Nicola, Orazio, Paolo, Pietro, Simeone.
Popolazione
Catasto cittadini
Parrocchie
|
Fuochi,
|
altre
famiglie conviventi
|
Case
proprie
|
in
affitto
|
pagliare
|
M
|
F
|
Totale
|
S. Pietro |
93 |
2 |
81 |
12 |
267 |
236 |
503 |
|
S. Maria N. |
61 |
4 |
54 |
7 |
187 |
167 |
354 |
|
S. Cataldo |
96 |
6 |
91 |
5 |
289 |
244 |
533 |
|
S. Biasio |
70 |
2 |
59 |
10 |
1 |
200 |
174 |
374 |
Senza Parr. |
25 |
6 |
6 |
1 |
16 |
75 |
68 |
71 |
Totali |
34 |
20 |
291 |
35 |
17 |
1.018 |
889 |
1.907 |
Totale popolazione: 1.907
Vedove
e vergini in capillis
Ecclesiastici
secolari cittadini
Forastieri
abitanti Laici
S. Pietro |
5 |
|
|
|
|
16 |
16 |
32 |
S. Maria N. |
3 |
|
|
|
|
3 |
2 |
5 |
S. Cataldo |
4 |
|
|
|
|
6 |
6 |
12 |
S. Biagio |
2 |
|
|
|
|
4 |
6 |
10 |
Senza Parr. |
64 |
|
|
|
|
176 |
190 |
366 |
Totali |
78 |
|
|
|
|
205 |
22 |
425 |
Forastieri
non abitanti Laici
Forastieri
non abitanti ecclesiastici secolari
|
38 |
|
|
|
|
38 |
|
38 |
Totali |
644 |
20 |
291 |
35 |
17 |
1.438 |
1.143 |
2.581 |
A semplice titolo informativo,
riferiamo che nel catasto onciario di S. Germano
sono elencati nella
Rubrica
dei Forastieri della Terra di S. Elia, Abitanti Laici
|
Fuochi
|
altre
fam. conviventi
|
Case
proprie
|
in
affitto
|
pagliare
|
M
|
F
|
|
|
9 |
1 |
7 |
2 |
|
22 |
20 |
|
vergini in capillis
e nella
Rubrica dei Forastieri Bonatenenti della Terra di S. Elia
47 persone. Dal controllo
effettuato risulta che 35 di esse figurano nel
Catasto Onciario di S. Elia e 12 no; quindi
|
12 |
|
|
|
|
12 |
|
12 |
Totali |
21 |
1 |
7 |
2 |
|
34 |
23 |
47 |
Come si rileva
dal prospetto riassuntivo precedente, dei 664 fuochi, nei quali si
contavano 684 nuclei familiari, 291 possedevano un’abitazione
propria, 35 vivevano in case in affitto e 17 in pagliare,
cioè in capanne.
È da precisare altresì che le abitazioni, salvo alcuni fabbricati
di notevole mole, erano per lo più ad un solo piano. Come si evince
dagli anni incisi in sovrapposizione in qualche chiave di volta
ancora esistente, molte furono varie volte ricostruite in seguito ai
gravi terremoti che si verificarono. Probabilmente esse erano
raramente nelle campagne, ma sorgevano per lo più nel centro
urbano; di qui, come è testimoniato dai vari Statuti e dagli usi
protrattisi fino alla seconda guerra mondiale, i contadini si
recavano nella campagna, dove portavano al pascolo gli animali
domestici.
È interessante raffrontare la popolazione ricavata dal Catasto
Onciario del 1754 con quella dello status
animarum 1693, con quella dello status
animarum del 1731 e con l’altra dello status
animarum dello stesso anno 1754.
Il primo del 1693 venne fatto eseguire dal Vicario Generale di
Montecassino, d. Erasmo Gattola; per tale anno abbiamo per la prima
volta notizie documentate sulla popolazione di S. Elia, in quanto il
Gattola conferì l’incarico di compilare il censimento, ai quattro
parroci del paese: all’arciprete d. Giovanni Battista Chiuso,
della Parrocchia di S. Biagio, all’Abate d. Alessandro Blanco,
della Parrocchia di S. Cataldo, al parroco d. Giuseppe Fiorentino,
della parrocchia di S. Maria la Nuova e al parroco d. Antonio Miele,
della parrocchia di S. Pietro:
Parrocchia
|
Nuclei delle famiglie
|
Altre
famiglie
conviventi nel nucleo
|
Case
possedute
|
Case
in fitto
|
Persone
|
|
S.
Biagio |
75 |
9 |
66 |
9 |
368 |
|
S.
Cataldo |
91 |
7 |
83 |
8 |
456 |
|
S.
Maria la N. |
67 |
2 |
60 |
7 |
295 |
|
S.
Pietro |
74 |
11 |
69 |
5 |
387 |
|
totali
|
307 |
29 |
278 |
29 |
1.506 |
|
|
|
|
|
|
|
Nello
status animarum del 1731
la popolazione si presentava con un aumento di 350 persone circa:
Parrocchie 4
|
persone
|
S.
Biagio |
418 |
S. Cataldo
|
545
|
S.
Maria La Nuova |
325 |
S
Pietro |
562 |
Totale
|
1.850
|
In quello del 1754,
lo stesso anno in cui fu compilato il Catasto Onciario, la
popolazione era quasi la stessa:
Parrocchie n. 4
|
persone |
|
S.
Biagio |
710
|
|
S.
Cataldo
|
722
|
|
S.
Maria La Nuova
|
342
|
|
S.
Pietro
|
598
|
|
Totale
|
2.372
|
2.372
|
|