IL
GARIGLIANO, UN CORSO … DI STORIA
di
Cosimino Simeone

1927: Il ponte in cosstruzione
sul Garigliano
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Il
Garigliano, o più correttamente Liri-Garigliano, è un fiume
dell’Italia centrale, che scorre nell’Abruzzo e nel Lazio ed è
tributario del mar Tirreno. Ha una lunghezza di 158 Km e un bacino
idrografico di 502 Kmq. Il regime, che dipende dalle precipitazioni,
è caratterizzato da magre estive e piene primaverili e autunnali.
Nasce come Liri in Abruzzo, in località Cappadocia, sulle pendici
nordorientali dei monti Simbruini (2014 m), nell’Appennino
abruzzese, percorre la Val Roveto ed entra nel Lazio. In pianura lo
raggiunge il Sacco (87 Km), suo principale affluente di sinistra, e
quindi il Gari: dopo questa confluenza in località Giunture, assume
il nome di Garigliano. Nell’ultimo tratto segna il confine fra il
Lazio e la Campania, sfociando nel golfo di Gaeta presso Minturno (Lt).
Le sue acque sono utilizzate per alimentare trentotto centrali
idroelettriche e una fitta rete di canali per l’irrigazione. Il
fiume dà il nome anche ad un impianto elettronucleare che si trova
lungo il suo basso corso in località San Venditto-Garigliano e ad
un recente ippodromo nel comune di Ss. Cosma e Damiano dove
annualmente si svolge il Palio dei Comuni di trotto a cui il nostro
Comune partecipa regolarmente. Anticamente il fiume prese il nome di
Lirigliano. È oggetto anche di un’importante Festa dell’Acqua
e, una curiosità, il nostro fiume dà il nome ad una varietà di
grano duro rustico e produttivo, coltivato prevalentemente nelle
regioni meridionali.
Il Garigliano, attualmente, è scavalcato dallo storico ponte ad
arcate, costruito per la prima volta nel 1927 dalla ditta tedesca
Stoelcker e distrutto dai bombardamenti alleati sulla Linea Gustav
del 1944.
Ricostruito nel 1946 oggi è per noi tutti simbolo di speranza e di
volontà di vivere.
Al fiume l’Amministrazione Comunale intitola un incontro di
poesia: Le Voci del Garigliano,
che annualmente raggruppa poeti del circondario ed anche di fuori
provincia e regione. Molto apprezzata è stata l’intuizione di
coinvolgere anche i ragazzi delle scuole elementari e medie del
comprensorio scolastico. Commovente è stata l’edizione in
occasione del 60° anniversario della battaglia che aveva per tema:
“ 1944-2004: la distruzione, il sacrificio, le speranze…”
Intorno all’880, alle foci del Garigliano si stanziò una colonia
fortificata araba. Base di incursioni verso l’interno fu fatta
oggetto di assedio sotto il pontificato di Giovanni X, papa dal 914
al 928. Nel 915 guidò infatti la lega dei principi italiani del sud
e con l’aiuto dell’imperatore di Costantinopoli che mandò
galere a Napoli distrusse le fortificazioni saracene, portando la
calma nel territorio nel 916, dopo che il suo esercito forzò la
città partenopea e i suoi vicini ad abbandonare la loro alleanza
con gli arabi. Sul fiume Garigliano avvenne la battaglia decisiva e
gli invasori furono ricacciati. Questi ultimi infatti, avevano
costituito una piazzaforte non lontana da Roma, a Saracinesco, ed
un’altra sui monti Sabini, a Ciciliano, rendendo la Campagna
Romana un deserto: redacta est terra in solitudinem.
Giovanni X fu favorito nell’elezione al soglio pontificio dal
nobile signore di Camerino Alberico di Spoleto di origine
longobarda, che divenne uno dei signori più potenti d’Italia.
Questi sposò Marozia, figlia dell’incontrastato senatore
Teofilatto, marito di Teodora, il quale appoggiò con le sue truppe
la battaglia vinta contro i saraceni sul fiume Garigliano. Giovanni
X comunque, fu imprigionato per ordine della stessa Marozia e
ucciso.
Il Garigliano segnò a lungo il confine settentrionale del Regno di
Napoli ed è propabile la sua identificazione col Verde, di cui
parla Dante nel Canto di Manfredi (Purg., III). Lungo il suo corso
furono combattute numerose battaglie, alcune delle quali di grande
importanza per l’Italia.
Carlo VIII, re di Francia, fornì a Ferdinando d’Aragona il
pretesto per intervenire in Italia: nel 1494 il sovrano francese
scese in Italia e strappò Napoli a Ferdinando II, detto Ferrandino,
poiché apparteneva ad un ramo cadetto degli Aragona. L’intervento
spagnolo ristabilì Ferrandino sul trono, ma le due nazioni
tornarono a scontrarsi pochi anni dopo (1502-1503). Quando il nuovo
re di Francia Luigi XII ritentò la conquista della città, la
decisiva battaglia del Garigliano, combattuta il 29 dicembre 1503
tra gli spagnoli comandati dal gran capitano Consalvo de Cordoba e i
francesi guidati da Ludovico di Saluzzo, diede ragione agli iberici.
I transalpini, sconfitti, furono costretti a rinunciare alle
aspirazioni del re di Francia, della casa di Valois, a succedere al
trono del Regno di Napoli, che entrò a far parte della corona di
Spagna, dove, dopo Ferdinando il Cattolico, nel 1516 si insediarono
invece gli Asburgo di Spagna, instaurando così l’egemonia
spagnola nel Mezzogiorno.
Alcune figure storiche si distinsero in queste azioni d’armi.
Ricordiamo il francese il francese Pierre Terrail De Bayard, uomo
d’armi, soprannominato “il cavaliere senza macchia e senza
paura” che fu al servizio di Carlo VIII. Distintosi nella
battaglia di Fornovo, sotto Luigi XII, partecipò alla conquista del
Ducato di Milano. La leggenda narra che difese da solo il ponte sul
Garigliano contro 100 spagnoli.
E poi Piero Dei Medici, signore di Firenze, figlio di Lorenzo il
Magnifico. Quando scese in Italia Carlo VIII di Francia, fu cacciato
dalla città fiorentina con l’accusa di essersi piegato ai
francesi. Piero si ritirò a Roma senza più rivedere la sua
Firenze. Morì nel Garigliano, annegato, nella zona di Suio,
cercando di far ritorno alla sua città. Si dice che la zattera, su
cui trasportava anche dei cannoni, o per la corrente delle acque o
per un attacco di banditi, si sia capovolta con tutto il carico, e
lui sparì tra le acque. Il fratello, il papa Leone X, fece
recuperare il corpo e lo volle seppellito nell’abbazia di
Montecassino, dove un monumentale sepolcro accoglie le sue spoglie.
Era l’anno 1503.
Il 17 maggio 1815 al
ponte di Ceprano Gioacchino Murat fu sconfitto dalle truppe
austriache del Nugent. Nel 1860 le truppe piemontesi varcarono il
fiume dopo duri scontri con i borbonici, che si rinchiusero poi in
Gaeta.
Ma fu la seconda grande battaglia (poiché la prima si ebbe in
Sicilia e la terza in Romagna) combattuta durante la Seconda Guerra
Mondiale – che prese proprio il nome di Battaglia del Garigliano
–, che aprì alle truppe alleate la strada per Roma e fornì le
condizioni per aprire, con lo sbarco in Normandia, il secondo fronte
ed ottenere la liberazione della Francia.
Essa si svolse dal 28 novembre 1943 al 4 giugno 1944 e si articolò
in tre fasi operative:
– 28 novembre - fine dicembre 1943. Corrisponde all’offensiva
lanciata dalle armate 5ª americana e 8ª britannica contro la
“linea invernale” tedesca che correva dall’Adriatico (Sangro)
al Tirreno (Garigliano, zona Scauri, Minturno). Nel complesso
conseguì scarsi risultati a prezzo di gravi sacrifici. Nel settore
della 5ª armata, l’8 dicembre entrò in azione a Montelungo il 1°
raggruppamento motorizzato italiano (che diede origine al Corpo
Italiano di Liberazione) e di cui fece parte il nostro compianto
cittadino, Alfonso Petreccia.
Nel settore tirrenico le truppe tedesche ripiegarono sul fiume
Rapido e sul Gari, presidiando solidamente la linea Gustav.
- 12 gennaio - 25 marzo 1944. Comprende i sanguinosi combattimenti
attorno a Cassino e quelli conseguenti lo sbarco di Anzio: in
entrambi i settori assunsero la caratteristica di lotta di
logoramento. Nel concetto operativo strategico lo sbarco di Anzio
costituiva la manovra di avviluppamento delle truppe tedesche
schierate sul Garigliano.
- 11 maggio - 4 giugno. Dopo il fallimento del terzo attacco sul
fronte di Cassino entrambe le parti, che avevano subito gravi
perdite, sentirono la necessità di una lunga sosta (oltre un mese e
mezzo). Nella ripresa operativa, l’intenzione alleata era quella
di effettuare la rottura con un’azione frontale nel settore
Garigliano-Rapido. L’attacco fu durissimo per lo scatenarsi della
reazione tedesca. Il favorevole esito dell’azione condotta dalle
truppe marocchine sugli Aurunci consentì all’attacco di procedere
su tutto il fronte della 5ª armata americana, in particolare il II
corpo d’armata veniva agevolato nell’avanzata lungo il litorale.
Il 20 maggio poteva considerarsi realizzata la completa rottura
della linea difensiva tedesca, dopo che, il 14 dello stesso mese, S.
Ambrogio veniva liberata. Sul fronte dell’8ª armata britannica il
II corpo d’armata polacco dall’11 al 18 maggio conquistò le
alture dell’abbazia di Montecassino e si spinse oltre. A
Valmontone le truppe avanzanti si congiunsero con quelle della testa
di sbarco di Anzio. Il 3 giugno la 5ª armata, con il II corpo
d’armata a cavallo della via Casilina, si diresse verso Roma senza
incontrare resistenza e il giorno dopo entrò nella città
liberandola.
***
Il
nostro fiume è stato oggetto di alcune opere bibliografiche di cui
riportiamo i titoli e qualche passo saliente.
Francesco
Paglioli: I confini di S. Ambrogio sul Garigliano, (1934)
Dal
Registro dei confini,
Archivio di Montecassino, anno 1278: Confines et determinationes
Torritorii Bantrae: “a prima parte incipiente, ubi dicitur
fossatus altus, juxta flumen liris, descendit per ipsum flumen, et
vadit ad junturam fluminis lirir et carnelli, et descendit per
flumen, qui dicitur gariliani, et vadit usque ad pontem picciae…”.
***
Ferdinando
Soave: Sant’Ambrogio sul Garigliano dalla morte … alla vita, (1975)
“All’estremo
limite della provincia di Frosinone, diviso dalla Terra di Lavoro
dal fiume Garigliano, S. Ambrogio si distende su un dolce declivio
che simula l’immagine della groppa di un dromedario… Anche il
visitatore più distratto non puó non inebriarsi, in S. Ambrogio,
della frescura dei boschi, del paesaggio arioso, della calma silente
che aleggia sulla piana del Liri e del Gari, della vivificante
brezza marina che sale insinuandosi fra le morbide anse del
Garigliano.”
Antonio
Broccoli: Dagli uomini rana del Garigliano la caduta del
fronte, (1982).
“È
facile per chi di Cassino volesse un po’ vagare nella Terra di San
Benedetto ritrovare il fiume Garigliano, proprio al punto della sua
nascita per la confluenza del “verde” Liri che viene da San
Giorgio ed il Rapido che scende con il nome di Gari dalla vetusta
Cassino.
Sarà
distensivo soffermarsi in un meriggio assolato all’ombra dei
freschi salici delle chiome curve sulla verde e mormorante onda e
leggere queste poche pagine che vogliono rievocare immagini e figure
di un’epoca indimendicabile.”
Luisa
Gerard: Dal
Garigliano al San Lorenzo, (1992)
“Ogni
mattina, all’alba, gli ambrosiani celebrano la rinnovata unione
dal sole e del fiume, impegno della rinascita quotidiana della vita.
È l’immagine che continua a ripetersi dal basso all’alto di S.
Ambrogio: il trasportar d’oro e rubino, smeraldo e olezzi a
profusione. E la presenza del vecchio fiume valorizza l’incanto
del paesaggio; scorre, scorre, a pari passo, con gli ambrosiani, per
vivere una vita all’unisono nel loro lussureggiante paradiso ebbro
di verde, sole, storia e destino singolare, il Garigliano scivola
cantando per donarsi all’immensa sua destinazione. Il mare!
Ammirato è, questo fiume con grato sguardo; amato anche, da dove
nasce a dove muore, con tutta la poesia di sue segrete bellezze!”
Suola
Media “Don Bosco”,
aa.vv.: Per non dimenticare,
(1994).
“S.
Ambrogio sul Garigliano nel periodo settembre 1943-maggio 1944, ha
vissuto lunghi mesi di guerra, perché esposto agli attacchi
incrociati delle truppe alleate attestate sulla riva sinistra del
Garigliano… Nei primi giorni di aprile, però, quando gli
scontri si fecero più accesi, io e gli altri giovani del paese
decidemmo di oltrepassare a guado il fiume Garigliano…in zona
Cupone. Eravamo in sei: io, Gaetano Simeone, Giovannino e Clementino
Messore, Alberto Pagliaro (Raimuccio), Antonio Broccoli e Don
Giuseppe Abbruzzese… Dopo tre ore avevo sperimentato che il fosso,
che dal cosidetto “Cupone” attraversava i “Palorfi” e
“l’isola” fino ad arrivare poco distante dal punto in cui il
Gari con il Liri si uniscono e formano il Garigliano, era sgombro da
mine.”
Luigi
Serra: Diritti
di transito sulle scafe di Montecassino nel medio evo, (1999).
“Prima
della costruzione dei ponti, ed in alcuni punti anche in tempi
recenti, i fiumi sono stati attraversati con le scafe : erano delle
grosse zattere che con due carrucole scivolavano lungo una fune
posta attraverso il fiume, la fune impediva che la zattera venisse
trascinata a valle e, in quelle più piccole, serviva allo
scafaiuolo che, stando sulla zattera vi si aggrappava facendo
camminare l’imbarcazione sull’acqua. Quelle più grandi, invece,
erano tirate da terra alternativamente da una sponda e
dall’altra… Durante una fase di restaurazione intrapresa
dall’abate Bernardo I Ayglerio (1263-1282), furono fatte diverse
inquisizioni per accertare i diritti spettanti al monastero… Una
di queste, fatta nel 1273, ebbe per oggetto l’accertamento dei
diritti da pagare all’abbazia per l’attraversamento dei fiumi
Liri, Garigliano e Rapido… Le scafe erano diverse… Oltre alle 5
che sono rimaste a lungo nei possedimenti di Montecassino, ce ne
erano delle altre lungo il Garigliano, alcune delle quali erano fra
le più grandi per il traffico che smaltivano… Si pensi solo a
quella del Garigliano sulla quale passava il maggior traffico per
Napoli e Roma.”
Antonio
Riccardi e Marisa Broccoli:
Sant’Ambrogio sul Garigliano
dalle origini al xx secolo, (2004).
“Il
confine naturale tra Lazio e Campania è rappresentato dal corso del
fiume Garigliano. Il fiume, con le sue acque verdi e con il suo
corso sinuoso, dona un tocco particolare a tutta l’area che
gravita su di esso ed è proprio nel territorio di S. Ambrogio che,
alla confluenza tra Liri e Gari, esso prende il nome di Garigliano.
Testimone dei fatti cruciali per la storia, ha avuto sempre un ruolo
rilevante per l’economia e per gli scambi del Lazio meridionale.
Un tempo navigabile, rappresentava un’insostituibile via di
comunicazione, il suo corso già durante l’età romana vide
sorgere degli insediamenti ben organizzati facendo prosperare le
attivita’ commerciali”.
Si
ringraziano i Revv.di Don Faustino Avagliano, Direttore
dell’Archivio di Montecassino e Don Gregorio, della Monumentale
Biblioteca di Montecassino, per le precisazioni storiche e per la
fattiva collaborazione prestata.
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