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La guerra psicologica a Cassino
Messaggi propagandistici “sparati” sulle
linee nemiche ritrovati sui campi
di battaglia del Cassinate
di
Roberto Molle

Sin dall’inizio della Seconda Guerra Mondiale, gli alti comandi degli eserciti contrapposti, avevano compreso l’importanza che poteva avere la propaganda; infatti vennero istituiti appositi uffici, annessi peraltro ai servizi di spionaggio, che si occupavano di un nuovo tipo di guerra, che poi sarebbe stata chiamata “guerra psicologica”. Tali apparati si occupavano di preparare i testi di messaggi da inviare agli eserciti opposti; questi venivano recapitati tramite messaggi, appunto, su foglietti, oppure anche letti alla radio o con megafoni direttamente sul campo di battaglia.
Nella battaglia di Cassino tale metodo venne diffusamente utilizzato da entrambe gli eserciti, tant’è che ancora oggi sul campo di battaglia, si rinvengono questi messaggi, a distanza di oltre 60 anni.
La diffusione a Cassino di tale “guerra” venne certamente favorito dal fatto che il fronte rimase fermo, su una guerra di posizione, per oltre 5 mesi; quindi ottenere la resa del nemico o, comunque, fiaccare la sua volontà combattiva, poteva ottenere più risultati di cento quintali di bombe.
L’obiettivo principale di questi messaggi era quello di demoralizzare i soldati, inviando loro notizie, vere o false che fossero, per fiaccare la loro capacità combattiva o, addirittura, per spingerli a passare alla parte opposta, quindi ad arrendersi al nemico.
Di seguito riporterò alcuni di questi messaggi, mentre altri, più famosi, sono stati resi noti in varie pubblicazioni. Molti non sono mai stati pubblicati e fanno parte dell’archivio dell’Associazione Battaglia di Cassino e del Museo, Cassino War Memorial, rinvenuti, il più delle volte, a seguito di ricerche effettuate direttamente sul campo di battaglia.
I metodi con i quali questi messaggi venivano inviati alle truppe contrapposte, erano simili per entrambi gli schieramenti; infatti venivano inseriti nei proietti di artiglieria, svuotati del loro esplosivo, oppure inseriti in piccoli calibri come ad esempio, nelle bombe da fucile; quindi lanciati direttamente sulle linee nemiche; raramente venivano aviolanciati.
Da parte tedesca abbiamo vari messaggi che furono inviati alle truppe coloniali francesi, con l’intento di spingerli a ribellarsi ai comandanti francesi, raccontando di episodi, per lo più inventati, che si verificavano nelle colonie. Un testo famoso è quello inviato dai tedeschi ai soldati italiani del 1° Raggruppamento Motorizzato; parimenti si vuole spingere gli Italiani a combattere al fianco dei tedeschi, passando le linee, contando sul fatto che molti di questi soldati avevano la famiglia nei territori ancora occupati dalle forze nazi-fasciste. Infine i tedeschi inviarono molti messaggi alle truppe anglo-americane presenti nel teatro di battaglia di Cassino; spesso con disegni grotteschi, nei quali si prendevano in giro i loro comandati supremi, come Roosevelt e Churchill; in altri si metteva in risalto la invalicabilità della linea Gustav e il fatto che sarebbero stati tanti i morti di questa battaglia da parte alleata.
Da parte alleata, invece, i messaggi avevano lo scopo di informare i soldati tedeschi dell’andamento della guerra, sulla reale situazione militare, per fiaccare la loro nota volontà combattiva e spingerli ad arrendersi.
Infatti il soldato tedesco era pesantemente condizionato dalla propaganda nazista, che nascondeva loro quanto accadesse in patria e sugli altri teatri di guerra; nel 1944 la guerra volgeva le sorti contro le forze dell’asse, ma i soldati tedeschi continuavano a combattere con la tenacia di sempre. Quindi spiegare al soldato tedesco dell’avanzata dell’Armata Rossa verso la Germania, parlare dei terribili bombardamenti a tappeto delle città tedesche, riportare lo sbarco ad Anzio, erano tutte notizie che dovevano demoralizzarlo e, quindi, spingerlo al più presto alla resa.
Sono convinto che altri verranno ritrovati, a riprova dell’importanza che gli opposti comandi davano a questa nuova forma di guerra.


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